Allarme della Cna: "A Bologna record di tasse"
L'organizzazione degli artigiani denuncia: in Italia le imprese pagano il 61,2% di tasse, sotto le Torri il 72,1%. Oggi pomeriggio a Villa Zarri, Castel Maggiore, il congresso. Veronesi si ricandida alla presidenza.
Le piccole e medie imprese bolognesi smetteranno di lavorare per pagare le tasse il 19 settembre. Solo dopo cominceranno a guadagnare. Lo dice la Cna, che assegna al capoluogo emiliano il secondo posto assoluto in Italia, dopo Reggio Calabria, per pressione fiscale sugli imprenditori: ben il 72% del reddito. «C’è da discutere», suggerisce rivolgendosi al Comune Valerio Veronesi, presidente degli artigiani che oggi dovrebbe essere riconfermato alla guida di Cna dopo quattro anni di carica.
Il giorno di liberazione dalle tasse, secondo una ricerca presentata ieri dall’associazione, in Italia è il 10 agosto e la media della pressione fiscale il 61,2% del reddito d’impresa. Prendendo come riferimento un’azienda-tipo da 431mila euro di ricavi, 5 dipendenti, un laboratorio da 350 metri quadri e un negozio da 175 metri, le città migliori sono Trento, Gorizia e Cuneo, che con un peso fiscale del 54% circa liberano gli imprenditori dalle tasse tra il 16 e il 18 luglio, che è anche il giorno di “liberazione” per Imola, quarta assoluta su 135 città considerate. In fondo alla classifica ci sono invece, con oltre due mesi di ritardo, Reggio Calabria (che libera gli imprenditori il 24 settembre) e Bologna, che conferma la data del 19 settembre con un 72,1% di peso fiscale, in leggero aumento rispetto al 2016, che ebbe il 71,9%. Più basso rispetto al picco del 2014 (75,1%), ma pur sempre oltre il 70% soglia superata solo da Reggio e Bologna. Sotto le Due Torri l’azienda-tipo, su 50mila euro di reddito paga dunque 10.700 euro di Imu e Tasi, 1.700 euro di Tari, 2.400 euro di Irap, 10.700 euro di versamenti previdenziali e 9.500 euro di Irpef, più addizionali regionali e comunali. Dai 50mila euro si scende dunque a 13.925 euro di utile. «Rispetto al 2011 il peso fiscale è aumentato di 7,5 punti percentuali – sottolinea Cinzia Barbieri, direttore generale di Cna –. Ad aver pesato a Bologna è stata soprattutto la rivalutazione catastale, che tra 2011 e 2012 ha fatto quasi raddoppiare Imu e Tasi». «Se altre città sono al 60% di tasse e noi siamo al 70% c’è di che discutere col Comune – le fa eco Veronesi –. Se non si producono utili, come in questi anni di crisi, gli artigiani pagano di tasca propria». Da qui la richiesta al Comune di convocare il tavolo che riunisce tutte le associazioni economiche per ragionare della pressione fiscale. Ma le richieste al Comune non si fermano qui. Secondo un sondaggio fatto su 500 artigiani, il 36% di loro in futuro vorrebbe una Bologna più sicura, il 14% più sana e il 9% più tecnologica, chiedendo quindi a Palazzo d’Accursio di sostenere le imprese (16%) e di investire in sicurezza (15%) e turismo (11%).
La Cna si avvia con questi numeri alla sua assemblea, fissata per oggi pomeriggio a Villa Zarri a Castel Maggiore, dove Veronesi si presenta come unico candidato alla sua successione.
E dove Cna arriva con dati di tenuta sia per numero degli associati (circa 12mila in provincia, senza contare Imola) che per il loro fatturato, stabile attorno ai 38 milioni di euro. Cna si prepara del resto al rinnovo completo della sede centrale di viale Aldo Moro, un’operazione da diversi milioni di euro che parte in questi giorni e verrà ammortizzata riorganizzando le altre sedi in provincia. «Ma non ne chiudiamo nessuna», rassicura Barbieri.
di MARCO BETTAZZI - repubblica.it